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Sistemi Integrati - Tv Digitale Volume 1 - 2016 7 connette ad Internet. L’installazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità, fisse e senza fili, naturalmente richiede investimenti ingenti, di cui una parte consistente è rappresentata dal costo delle opere di ingegneria civile: su questo importante argomento l’Unione europea è intervenuta con la citata direttiva 2014/61/ UE. Inoltre, è altrettanto importante individuare gli strumenti che consentano un impiego, estremamente efficace e rapido, delle (poche) risorse pubbliche (ma anche private) disponibili. Il Piano Strategico per la Banda Ultralarga Il quadro sopradescritto fa emergere con evidenza la necessità, quindi, di un approccio sinergico nell’affrontare le sfide poste dall’agenda digitale europea. Con tale spirito, il 3 marzo 2015 è stato emanato e approvato dal Consiglio dei Ministri il Piano strategico per la banda ultralarga che fa seguito al Piano nazionale Banda Larga, autorizzato dalla Commissione Europea. Aiuto di Stato n. SA 33807/2001/N, avviato nel 2009 e conclusosi il 31 dicembre 2013. Attraverso questo piano sono stati realizzati 362 milioni di euro di investimenti pubblici in infrastrutture a banda larga, 10.000 km di infrastrutture che consentono l’accesso ai servizi a larga banda a circa 8 milioni di cittadini (dove con “larga banda” si intende un accesso alla rete con velocità uguale o superiore a 2 Mbps). Inoltre, è stato portato l’accesso alla banda larga in oltre 6 mila località bianche del Paese. Per approfondire l’argomento si consiglia di consultare il portale dedicato all’attuazione del piano strategico per la banda ultralarga; in questo portale si troveranno anche i risultati delle consultazioni pubbliche avviate periodicamente per verificare il grado di copertura a livello regionale in termini di unità immobiliare e la disponibilità di reti e servizi a banda ultralarga, oltre ai piani di investimento pubblico e privato previsti sino al 2018. Affinché siano raggiunti - nei termini fissati - gli obiettivi di questo Piano strategico è necessario puntare su una stretta collaborazione tra tutti gli attori della filiera, sia pubblici che privati, sia nazionali che locali, cercando di superare distinzioni e differenziazioni tanto inutili quanto ormai obsolete. Si consideri, ad esempio, che la stessa normativa in tale ottica parla oramai unicamente di impianti di comunicazione elettronica, senza più distinguere tra impianti telefonici e televisivi (in tal senso dovrebbe forse essere rivisto anche il decreto del 22 gennaio 2008 n. 37, sul riordino delle disposizioni in materia di attività di istallazione degli impianti all’interno degli edifici). Progettare considerando i bisogni L’integrazione fra gli impianti telefonici e televisivi è necessaria anche sul piano infrastrutturale, tra reti wired e wireless, nel pieno rispetto del principio di neutralità tecnologica. Non esistono, infatti, tecnologie buone o cattive, ma solo tecnologie adeguate ai bisogni degli utenti, variabili, peraltro, non solo in funzione del tempo, bensì anche delle specifiche esigenze o interessi di cui sono portatori: è l’utente alla fine che valuta l’idoneità dell’infrastruttura e del servizio. Però, per evitare di essere travolti dalla tecnologia o, comunque, evitare scelte sbagliate o insoddisfacenti, è necessario imparare (e in fretta) a gestire la complessità del presente, il che impone alla progettazione e costruzione degli edifici di superare del tutto il modello “Build it first, Fix is later” (o “costruisci e poi risolvi”) per passare ad un metodo che sin dalla progettazione consideri i bisogni di connettività in building. In questo modo si eviteranno sia costi suppletivi e disagi agli inquilini, laddove si rendano necessari interventi successivi, sia una svalutazione del valore dell’immobile, laddove si renda necessario imporre, ad esempio, delle servitù per garantire i servizi di comunicazione elettronica. Sotto tale profilo è bene fare un inciso per ricordare che i servizi di comunicazione elettronica hanno carattere di pubblica utilità e le infrastrutture sono assimilate ad ogni effetto alle opere di urbanizzazione primaria; inoltre, il Dlgs. n. 259/2003 - Codice delle comunicazioni elettroniche - agli artt. 86 e seguenti riconosce agli operatori una serie di misure e strumenti, definiti da ultimo con il decreto legislativo di recepimento della direttiva 2014/61/CE, per fornire tali servizi e agevolare l’istallazione delle reti (sia orizzontali che verticali) e degli impianti. Infatti, il decreto legislativo n. 33/2016, di recepimento della suddetta direttiva, è stato predisposto considerando una serie di disposizioni già vigenti nel nostro ordinamento, che per molti aspetti già prevedevano quanto stabilito nella direttiva 2014/61/UE. In particolare, ciò vale per quanto riguarda le misure relative all’accesso/condivisione delle infrastrutture esistenti e alle attività di scavo già previste nel Codice delle comunicazioni elettroniche. Invece, con riferimento alle norme per l’accesso agli edifici e al catasto delle reti, le


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