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Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 4 - 2014 13 di tempo è inferiore rispetto a quelle inviate, ad esempio, su 32 (come nel caso della trasmissione parallela). Nella realtà, la difficoltà a mantenere sincronizzate le informazioni in transito sui vari conduttori con la conseguente impossibilità del ricevitore nel ricostruire il messaggio, soprattutto a fronte di elevate velocità di trasmissione, ha determinato una progressiva dismissione della trasmissione di tipo parallelo; altri fattori secondari che ne hanno decretata la fine sono le dimensioni importanti del cavo e la connettorizzazione più complessa (Figura 3). A ciò si aggiunga che le trasmissioni seriali sono intrinsecamente meno sensibili alle interferenze sulla rete e generalmente più ‘robuste’ rispetto a quelle parallele, grazie alla possibilità di controllare gli errori di trasmissione. In origine le comunicazioni seriali avvenivano esclusivamente in modalità sincrona. L’apparato trasmettitore e quello ricevitore erano collegati attraverso un bus a 3 fili (massa, segnale dati e segnale di sincronismo). Le due apparecchiature restavano tra loro sincronizzate attraverso l’interpretazione degli impulsi di sincronismo in transito sul terzo filo (da qui la denominazione ‘sincrona’). Le velocità di trasmissione potevano anche raggiungere valori elevati, aumentando la frequenza del segnale di sincronismo ma, al contempo, servivano hardware molto potenti per l’invio di flussi di dati con elevato bitrate. Quindi, si ritenne opportuno sviluppare un altro tipo di trasmissione, seppure intrinsecamente meno efficiente rispetto alla precedente. Tale trasmissione, definita ‘asincrona’ ad oggi è quella maggiormente in uso. Nella modalità asincrona i due apparati si sincronizzano usando i dati stessi: il trasmettitore invia inizialmente un bit di ‘partenza’, poi il dato vero e proprio, composto da una sequenza che può andare da cinque a otto bit. Da notare che il treno di bit viene Figura 2. Cavo seriale intestato con i due connettori a 9 e 21 pin. letto dal ricevitore “da destra a sinistra”, perché il bit meno significativo viene trasmesso per primo. Quindi, in opzione, può essere presente un bit di parità: un tempo veniva utilizzato per il controllo dell’errore; oggi, invece, non più perché è ritenuto un sistema di controllo scarsamente affidabile. In ultimo, è trasmesso un tempo di stop che può avere diverse lunghezze tipiche (uno, uno e mezzo o due tempi di bit): analizzeremo in seguito più dettagliatamente il significato di tutto ciò. Il protocollo RS-232C L’ultima versione di questo protocollo risale all’anno 2000: è denominata EIA RS-232C ed è stata definita della norma V.24 del ITU-T (Unione Internazionale delle Comunicazioni). Lo standard RS-232C definisce un’interfaccia di primo livello nel modello ISO/OSI (cioè si occupa solamente della modalità della comunicazione tra apparati in modo che le informazioni possano essere scambiate ed interpretate dagli stessi, senza entrare nel merito del contenuto delle informazioni stesse). Quando la trasmissione seriale avviene tramite un bus a 9 poli (come abitualmente viene effettuato il collegamento dei dispositivi AV), l’interfaccia è definita RS-232 ridotta, e le comunicazioni avvengono in modalità asincrona. Quanti fili sono necessari? Poniamo di avere un controller che deve stabilire una comunicazione bidirezionale con un’apparecchiatura (ad es. un proiettore), per inviare segnali di comando (accensione, spegnimento) e ricevere informazioni dal proiettore (stato di Figura 3. Connettore parallelo Centronics a 36 poli. Un cavo seriale con jack 3,5 mm e connettore a 9 pin. Qui sopra, i pin di riferimento.


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