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Tecnologia AUTOSTEREOSCOPIA 3D senza occhiali, principi di funzionamento P ubblichiamo un contributo di Toshiba per comprendere la tecnologia che sta alla base della visione tridimensionale senza occhiali. La diffusione del 3D in ambito domestico è sicuramente frenata dalla necessità di indossare gli appositi occhialini, di tipo attivo (Shutter Glasses) o passivo (polarizzati) a seconda dei modelli di televisione o videoproiettore. A volte mal tollerati, soprattutto da coloro che soffrono di disturbi alla vista e sono costretti ad indossare anche le lenti correttive, gli occhiali 3D, però, rappresentano attualmente la migliore soluzione per provare l’emozione delle stereoscopia in casa come al cinema. Da molti anni le aziende di elettronica di consumo stanno investendo in ricerca e sviluppo per offrire al telespettatore una soluzione 3D autostereoscopica, ovvero capace di generare da sè la tridimensionalità senza bisogno di occhiali. Toshiba, durante lo scorso Natale ha presentato sul mercato giapponese, in 500 16 Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 2 - 2011 negozi selezionati, i primi TV Glasses Free di piccole dimensioni, da 12” e 20”, annunciando entro la primavera del 2012 il debutto europeo del suo primo TV autostereoscopico da almeno 40”. Il principio di funzionamento è comune a tutti i modelli e si basa sulla tecnologia multiparallasse. Il concetto di parallasse Prima di esaminare questa soluzione è necessario fare chiarezza sul concetto di parallasse. La percezione della tridimensionalità da parte degli esseri umani avviene grazie alla differente visione da parte degli occhi destro e sinistro caratterizzata da differenti prospettive (ovvero parallassi). Se, ad esempio, prendiamo in mano una matita, la collochiamo a 60 cm dal nostro viso e chiudiamo alternativamente gli occhi, vedremo due immagini diverse. Sovrapponendole, il nostro cervello ricostruisce la tridimensionalità. Dal momento che gli schermi televisivi e cinematografici sono piani (2D), per ricreare l’effetto di profondità e quindi la terza dimensione si utilizzano al momento speciali occhiali polarizzati che filtrano le informazioni destinate agli occhi destro e sinistro. Esiste però una soluzione alternativa per ottenere lo stesso risultato senza occhiali, che si basa sul concetto di Integral Imaging sviluppato agli inizi del 1900 dal fisico Gabriel Lippmann. Anch’essa si basa sulla sovrapposizione di due immagini differenti nel cervello dell’osservatore ma, a differenza degli occhiali dove la proiezione avviene alternativamente (destro-sinistro-destrosinistro, ecc.), le due immagini vengono generate contemporaneamente. Microbarriere per guidare le immagini Per ottenere questo risultato si utilizza una speciale struttura composta da lenti posizionate di fronte alle immagini; in questo modo è Le lenti rettangolari posizionate davanti ai subpixel servono ad irradiare nove diverse immagini stereoscopiche per altrettante posizioni


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