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Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 2 - 2011 17 possibile indirizzare le informazioni ottiche contemporaneamente ai singoli occhi, per ricreare l’effetto di profondità così come accade quando si osserva una scena reale. Nonostante sia ormai trascorso un secolo da questa importante scoperta, la sua applicazione sul mercato di massa del video e della fotografia è ancora limitata a pochissimi prodotti, sia per questioni di costo che per la qualità delle immagini, ritenuta da molti ancora insufficiente per garantire una visione stereoscopica almeno pari a quella che si ottiene con gli occhiali. I primi televisori auto stereoscopici hanno adottato il sistema multi-parallasse che permette di visualizzare immagini 3D da differenti posizioni e angolazioni predeterminate, a seconda del punto di visione. Per fare questo, ciascun pixel del pannello LCD composto a sua volta da 3 subpixel di colore rosso, verde e blu (RGB), viene “splittato” in almeno due subpixel (2xRGB) che mostrano lo stesso dettaglio dell’immagine da un punto di visione, però, differente (effetto parallasse). Il primo subpixel conterrà quindi le informazioni per l’occhio destro mentre il secondo subpixel per quello sinistro. Per mantenere una netta indipendenza delle informazioni, evitando così che entrambi gli occhi ricevano la stessa immagine (rendendo di fatto nullo l’effetto 3D e creando un fastidioso effetto sdoppiamento), viene applicato sulla matrice LCD un foglio composto da lenti perpendicolari che separano le informazioni e le indirizzano, guidandole verso gli occhi del telespettatore. Ad ogni telespettatore il suo sweet-spot Un pannello 3D autostereoscopico con due soli subpixel ha però il grande limite di consentire la visione tridimensionale solo in un punto preciso dell’ambiente e, sostanzialmente, ad un solo telespettatore. Questo è accettabile per una console videogame portatile, una fotocamera o un camcorder ma non per un televisore che, di norma, viene visto da più persone contemporaneamente. Il sistema multi-parallasse supera questo limite perché moltiplica i subpixel per garantire la visione 3D da diversi punti di visione disposti a ventaglio. Questi punti sono chiamati “sweet-spot” e le loro coordinate vengono calcolate in fase di progettazione delle lenti perpendicolari per rifrangere con la massima precisione le immagini generate dal display. I primi televisori autostereoscopici apparsi sul mercato sono dotati di pannello composto da 27 subpixel (9x RGB) che corrispondono a 9 sweet-spot. Per sperimentare l’effetto parallasse basta osservare un oggetto o le dita della propria mano ad una distanza di 60-80 cm prima con l’occhio destro e poi con quello sinistro (o viceversa). Si noteranno due immagini con differenti prospettive La matrice RGB di un pannello LCD 3D Toshiba Glasses-Free. Ciascun pixel è composto da 27 subpixel (9x RGB) con differente angolazione per evitare l’effetto Moiré, ovvero il disturbo che si verifica, ad esempio, quando si sovrappongono linee rette e griglie con diversa angolatura o parallele, ma con maglie distanziate in modo leggermente diverso


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