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Professioni TECNOLOGIA E ARCHITETTURA Cooperazione tra diverse figure professionali Quale relazione si è creata oggi tra design, architettura e tecnologia? Che tipo di rapporto si instaura tra i System Integrator e gli Architetti durante le varie fasi che caratterizzano un processo installativo? Scopriamo cosa ne pensano i Custom Installer italiani associati CEDIA. Sono diverse le figure professionali impegnate in un processo installativo e tutte concorrono, o almeno dovrebbero, alla realizzazione di un progetto che soddisfi appieno le esigenze del cliente. Quando si parla di case intelligenti o di integrazione di sistemi, tra le voci racchiuse in questa grande sfera ne scorgiamo un paio che inevitabilmente si ritrovano a viaggiare quasi sempre a braccetto: architettura e tecnologia. E le categorie professionali che le 66 Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 2 - 2012 rappresentano, si sono ritrovate sempre più spesso a collaborare tra di loro per generare la migliore risposta alle richieste sottoposte loro dai propri committenti. Due figure professionali che tentano di trovare, a volte a fatica, la giusta sinergia per operare al meglio. Nel consueto viaggio che ogni numero di Sistemi Integrati intraprende con i Custom Installer italiani associati al CEDIA, in questo articolo si propone di ascoltare la voce di chi questo rapporto lo vive sul campo da anni. MDSG Maurizio Conti «Gli architetti sono gli esteti, molte volte tendono a guardare l’installazione dal punto di vista della loro progettazione, ed è lì che spesso nascono le prime divergenze. Io ho degli ottimi rapporti con gli architetti e godo della loro fiducia, cosa difficile da acquisire con questa categoria di professionisti. Nonostante tutto, mi rendo conto che il rapporto con gli architetti non è facile da instaurare, perché ancora fanno fatica a rapportarsi con la nostra figura professionale. Per dare dei numeri che possano far capire quanto bisogna lavorare per sensibilizzarli, circa un paio d’anni fa ho fatto un’esperienza significativa con gli architetti di Monza e di Milano, prendendo parte ad una mostra itinerante durante la quale sono stati tenuti dei seminari gratuiti per gli architetti di queste due città. Un’operazione alla quale era prevista la presenza di 5mila architetti, ma che alla fine ha coinvolto solo 1.000 professionisti e, in conclusione, solo 100 hanno aderito alla possibilità di far parte di un circuito di confronto e collaborazione, lasciando i propri riferimenti e rendendosi disponibili per eventuali progetti da sviluppare. Purtroppo, l’Italia stenta ancora a prendere esempio dall’Inghilterra, dove esistono corsi che gli architetti devono necessariamente seguire per guadagnare crediti formativi utili a mantenere il proprio status. La stessa associazione CEDIA ha avuto molto più presa in paesi come Francia e Regno Unito, perché l’ordine di alcune figure professionali predilige il professionista certificato. In fondo, il mio lavoro di integratore verso l’architetto è sempre stato quello di fargli capire che sono in grado di far convivere, all’interno di un’unica struttura, una serie di apparati tra loro profondamente diversi per tecnologia ed utilizzo, ma che possono essere accomunati nella funzione di gestione da parte del cliente. Un concetto non facile da trasferire ad un professionista sempre più attento all’estetica che quella alle esigenze di integrazione tecnologica».


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