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Si ringraziano per la collaborazione: XXI Triennale di Milano - New Craft – triennale.org/mostra/new-craft/ Maurizio Arena - Volume Srl – ggroupinternational.com Stefania Anzil - GEZA Gri e Zucchi Architetti associati – geza.it Cristina Barbiani - Coordinatrice del Master MDE, Iuav Venezia - m-ia.it Canon Italia – canon.it Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 4 - 2016 73 gioielli, vestiti, mobili, protesi, acciaio e legno – abbiamo deciso, come prima cosa, di sfruttare il grande spazio centrale che la Fabbrica del Vapore mette a disposizione. Nell’ampio vano centrale sono state collocate 9 installazioni verticali, predisposte per raccontare per mezzo di videoproiezioni alcuni temi salienti dell’unione fra design, arte e saperi della tradizione. Accanto ad esse, esattamente al centro, trova collocazione un grande tavolo a X, definibile come una sorta di chiave di volta dell’intera mostra. In questo tavolo infatti abbiamo cercato d’individuare un luogo simbolico di incontro, metafora di quel che si può chiamare un banco di lavoro dove comincia e si irradia il confronto e la creazione. Un ponte che interseca molteplici punti di vista e che genera al contempo idee innovative». Su questo tavolo si parla, si crea con l’immaginazione e il confronto: esso rappresenta quell’incontro virtuoso fra saper fare artigiano, innovazione tecnologica e cultura del progetto. Intorno a questo scenario centrale, di forte impatto scenico, l’ambiente si completa con due navate laterali. Queste, a differenza del vano centrale, sono state predisposte per contenere la parte più ‘interattiva’ della mostra. In questi vani sono stati collocati una varietà di cubi neri di diverse dimensioni, i quali ospitano una grande varietà di oggetti di diverse eccellenze dell’artigianato – tutto sempre all’interno di un’ottica di novità tecnologica e creativa. Ogni artigiano può collocare qui le proprie opere e gli strumenti del proprio mestiere. La dimensione che si respira in questa zona della mostra è quella di un vero e proprio multilab, in cui gli ospiti sono chiamati a cimentarsi in prima persona, interagendo direttamente con la materia per darle forma. Non solo prodotti, ma anche processi: a fianco di oggetti e istallazioni prende qui forma un laboratorio capace di dare vita a manufatti straordinari. Emerge così una cultura del progetto che si innesta sul potenziale di flessibilità e di personalizzazione tipico della manifattura digitale. Dalle parole ai fatti, New Craft realizza quello spirito di unione tra teoria e pratica, proponendo workshop e laboratori in cui si può arrivare a toccare con mano come la tecnologia influenzi e sia influenzata dal pensiero artigiano. Tante realtà tenute insieme da una linearità, semplice e armonica. Un’annotazione interessante, nel contesto generale di strutturazione della mostra va fatta, considerando la risposta percepita dai visitatori. «Abbiamo presto notato – conclude Stefania Anzil – di come la mostra, nonostante abbia come fulcro centrale la proposizione di un unico grande messaggio, sia stata letta e apprezzata positivamente da persone con età e anagrafiche molto differenti. In base alle diverse età, i visitatori hanno avuto reazioni diverse, hanno apprezzato maggiormente determinati stand: La mostra in tal senso non ha escluso nessuno, dimostrando un grande coinvolgimento comunicativo nella proposta di situazioni trasversali adatte a tutti, dai più piccoli ai più adulti». Il sapere artigiano in video mapping «Fin dall’inizio l’idea di Stefano Micelli era creare una vera e propria messa in scena più che un allestimento statico – commenta l’Architetto Cristina Barbiani. La teatralità di questa mostra è stata raggiunta anche nella costruzione del concetto che c’è dietro a tutte le videoproiezioni multimediali: loro dovevano costruire quel ‘racconto’ dei processi e delle trasformazioni del mestiere artigiano oggi, grazie alle nuove tecnologie. La grande proiezione a pavimento è stata composta con l’idea di rappresentare la costellazione di collegamento in continuo mutamento delle diverse componenti del fare artigiano. Sulla superficie del grande tavolo a X sono state mappate delle sequenze video: sono le mani degli artigiani, la materia grezza che si trasforma, il lavorio delle macchine che non scompare ma viene aiutato dalla tecnologia ad essere ‘customizzato’. È stata usata la tecnica del projection mapping: l’animazione principale aveva una dimensione di circa undici milioni di pixel, che sono stati ripartiti sui sei videoproiettori Canon XEED. Gli steli verticali e le videoproiezioni sugli oggetti sono stati invece mappati singolarmente da un computer portatile con l’utilizzo del software MadMapper e poi mandati in loop su un sistema di riproduzione multimediale agganciato al videoproiettore. Questo ci ha permesso di correggere fino all’ultimo minuto le maschere e gli allineamenti con gli oggetti nello spazio per garantire al massimo l’effetto immersivo delle proiezioni. Tutti i contenuti sono stati costruiti grazie anche alla collaborazioni degli studenti del Master in Digital Exhibit dello Iuav di Venezia».


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