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Case History La natura dell’evento, le tecnologie immersive e interattive sono stati pensati per garantire la personalizzazione dell’esperienza e il livello di approfondimento secondo l’interesse e le esigenze. d’Arte, Archivio Scala, Museo degli Innocenti, Museo Richard Ginori, Ente Cassa di Risparmio di Firenze. «Nella nostra professione – prosegue Paolo De Rocco – abbiamo sempre lavorato fianco a fianco con collaboratori di estrazione umanistica, critici storici e filosofi: questo è il nostro DNA. Negli ultimi anni abbiamo organizzato mostre virtuali in Italia e all’estero, come l’Expo di Shangai e il Museo d’Arte di Shangai. Eventi che hanno dimostrato quanto la gente apprezzi questa soluzione, ovvero accedere in maniera alternativa a dipinti e sculture, per interagire direttamente e farsi coinvolgere in un modo differente rispetto a quello classico. Il contributo di Centrica a Uffizi Virtual Experience è stato duplice: ha fornito l’archivio delle immagini digitalizzate e, grazie ad un accordo in essere con la Sovraintendenza della Galleria degli Uffizi, ha potuto utilizzarle». Realizzazione modulare e scalabile «Per realizzare questo spettacolo ci sono voluti due mesi di studio creativo e di post produzione – racconta Claudio Focardi, Regista della parte immersiva di Uffizi Virtual Experience. Sono stati coinvolti grafici, montatori video, esperti di Motion Graphics e in un tempo ancora più breve sono state scritte le 11 musiche originali che compongono l’emozionante colonna sonora. Anche la progettazione scenica dell’allestimento è stata ideata e messa a punto in parallelo con la produzione dei contenuti. Abbiamo pensato 34 Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 4 - 2016 a uno spazio da ‘esplorare’, dove lo spettatore, oltre a godere della grandiosità delle immagini, può muoversi nello spazio scenico alla ricerca del proprio ‘scorcio’ e creare la sua composizione visiva fra le tante immagini proiettate. Si tratta di una struttura grandiosa ed elegante, composta da superfici di proiezione di diversa forma e grandezza di quasi 400 mq, realizzata con solo due modelli di proiettori e ottiche tutte uguali, così come le lampade. Tutto è stato pensato per gestire con facilità sia l’installazione che la manutenzione. La sfida era: realizzare proiezioni gigantesche (ma luminose), in uno spazio enorme, utilizzando proiettori di media potenza e, soprattutto, con ottiche non intercambiabili. Non è stato facile coniugare tutti questi aspetti – dice ancora Claudio Focardi. Sono partito dall’idea di realizzare dei sostegni (per i proiettori) che servissero a dimezzare i 18 metri di lato della cattedrale e rientrare, così, in una distanza di proiezione tale da per poter utilizzare ottiche standard e garantire una luminosità adeguata. Di conseguenza ho pensato di trasformare questi pilastri in Monoliti disponendoli come dei portali che richiamassero, vagamente, l’idea di Stonehenge. Da qui l’esigenza di ricondurre anche queste superfici di proiezione alla modularità di tutto il sistema. È nata così l’idea di creare una ‘cella’ di proiezione di 400x250 che è stata declinata su tutto il progetto, aggiungendo o moltiplicando questo modulo di proiezione per garantire la stessa luminosità e la stessa risoluzione a tutti gli schermi, indipendentemente dalla loro grandezza».


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