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Si ringrazia per il contributo Adria Granelli, dottoressa in scienze e tecnologie alimentari esperta e consulente per la nutrizione (adria.granelli@hotmail.it) e Douglas Gattini ex Presidente della Federazione Italiana ed Europea Shiatsu, istruttore e Direttore Didattico della scuola professionale Shambàla Shiatsu, www.shambalashiatsu.com Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 4 - 2016 145 Il sistema immunitario è costituito da una popolazione di cellule deputate alla difesa dell’organismo, molto diversificata e con funzioni specifiche. Questo sistema, altamente specializzato, è capace di difendere e mantenere nell’organismo l’omeostasi, condizione di equilibrio dinamico, grazie alla sua capacità innata e adattativa di riconoscere tutto ciò che per l’organismo è SELF, da tutto ciò che non fa parte dell’organismo, chiamato NON SELF. Per usare un’analogia informatica, potremmo dire che il sistema immunitario è capace di riconoscere la coppia 0-1, quindi di attivarsi. La risposta a tale input può essere completamente diversa a seconda che l’input sia 0, SELF, o sia 1, NON SELF. Con questa configurazione, nell’allergia la risposta viene modulata più rapida e intensa, al contrario dell’intolleranza dove la risposta è più lenta e meno energica. Cosa succede Nel caso delle allergie alimentari e non alimentari, l’allergene viene subito riconosciuto come NON SELF e la risposta dell’organismo è immediata: si attiva una via che vede coinvolti i linfociti B, che secernono in questo caso immunoglobuline di tipo E. Queste immunoglobuline si attaccano ai granulociti e, al secondo contatto con l’allergene, liberano immediatamente istamina, con comparsa quasi immediata di un quadro sintomatologico. Invece, nel caso delle intolleranze alimentari, la risposta immunitaria è mediata in un altro modo: i linfociti B sono sempre coinvolti, ma con la secrezione di altre immunoglobuline. La sintomatologia è lenta si può manifestare anche dopo 48-78 ore dalla ingestione dell’alimento; inoltre, l’intolleranza è simile ad una sorta di avvelenamento continuo e prolungato che, a sua volta, provoca uno stato di infiammazione cronica. Il medico attraverso un’anamnesi può quindi ipotizzare un’intolleranza alimentare sofferta dal paziente se: – la sintomatologia è riproducibile; – la ripetizione si verifica anche quando la persona non può identificare a priori il tipo di cibo o ingrediente alimentare introdotto; – non è mediato da una reazione a carattere psicologico; – in caso di astensione da quel cibo i fenomeni regrediscono o spariscono; – un ricarico di quel cibo porta nuovamente alla comparsa di quel determinato sintomo o di qualche cambiamento organico documentabile. I disturbi Le intolleranze alimentari possono causare disturbi diversi quali: Disturbi all’apparato digerente Pancia gonfia, meteorismo, diarrea, stitichezza, sindrome dell’intestino irritabile o colite. Dolori addominali, nausea, digestione difficile, reflusso gastroesofageo, gastrite, inappetenza o appetito difficile, afte. Affezioni respiratorie Riniti, raffreddori frequenti, asma, sinusiti, faringiti, laringiti, bronchiti, altre infezioni alle vie aeree, difficoltà respiratorie. Problemi cutanei Eczemi, dermatiti di varia natura, orticaria, prurito, acne e altre eruzioni cutanee. Sintomi a carico della sfera nervosa Cefalea, emicrania, ansia, umore alterno, stanchezza, scarsa lucidità mentale, difficoltà di concentrazione e memoria, sonnolenza, insonnia. Sintomi genitourinari Cistiti, mestruazioni irregolari, dolorose o abbondanti o scarse, candidosi, vaginiti, prostatiti, difficoltà di concepimento, endometriosi. Dolori muscolari e osteoarticolari Artrite, crampi, spasmi, rigidità muscolare, fibromialgia. Sintomi cardiaci e circolatori Palpitazioni, tachicardia, extrasistole, infiammazione venosa e arteriosclerosi, gonfiori del viso o del corpo. Malattie auto immuni Psoriasi, artrite reumatoide morbo di Crohn, retto colite ulcerosa, lupus eritematoso. Inoltre, sovrappeso, aumento del grasso viscerale, difficoltà a perdere peso. Queste prime indicazioni possono essere utili per prescrivere una dieta ad esclusione, che preveda l’eliminazione di cibo non tollerato: la successiva scomparsa o anche solo l’evidente riduzione dell’intensità dei fastidi è utile per orientare la diagnosi. Un test a supporto servirà a confermare, ed eventualmente rilevare, altre intolleranze.


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