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Approfondire TVCC analogica: sempre più HD In un impianto di videosorveglianza l’utilizzo del cavo coassiale come infrastruttura di trasporto dei segnali è una soluzione praticata fin dalla sua nascita. Con l’avvento del protocollo IP e della distribuzione dei segnali digitali, però, l’incremento della qualità video da SD a HD ha rappresentato un vantaggio considerevole, per la capacità di percepire anche i più piccoli dettagli. La tecnologia analogica sì è così evoluta per garantire una qualità all’altezza della situazione, sviluppando standard non compressi e codec di compressione, proprietari o liberi da diritti, di grande efficacia. Con il codec HD-CVI, Dahua è stato il primo a sviluppare una tecnologia per distribuire su cavo coassiale i segnali HD di TVCC. Si tratta di un sistema proprietario che comprime nelle telecamere le riprese effettuate e le decomprime nei VCR. Una nuova generazione di questo codec è in fase di sviluppo per soddisfare anche il profilo UltraHD-4K e l’alimentazione su cavo coassiale (Power over Coaxial Cable). Il codec HD-TVI, invece, è stato sviluppato da Hikvision che insieme a Dahua rappresentano due brand di riferimento del mercato. Questo 26 Sistemi Integrati - Tv Digitale Volume 3 - 2014 codec, di tipo lossless, supporta risoluzioni fino a 1080p a 60 Hz, formato 16:9, con frequenza di campionamento audio a 44,1 kHz. La tratta massima di collegamento si estende fino a oltre 650 m. Nextchip ha presentato di recente il protocollo aperto AHD; è compatibile con le telecamere analogiche e così l’installatore può utilizzare la stessa strumentazione. Il fatto, poi, di essere aperto apre ad altri produttori/ laboratori la possibilità di sviluppare ulteriori feature. L’AHD viene proposto dal mercato ad un prezzo molto aggressivo. Infine, è doveroso citare l’HD-SDI: uno standard che non interviene affatto sulla compressione dei segnali, quindi la qualità rimane intatta ma, per contro, richiede un power processing all’altezza della situazione. Telecamere e DVR devono offrire perciò prestazioni adeguate che incidono significativamente sul costo complessivo dell’impianto. Sensori e risoluzione video Per quanto riguarda il tipo di sensore, alcune telecamere adottano moduli CCD mentre altre CMOS. Grazie ai passi da gigante compiuti negli ultimi anni, la tecnologia CMOS ha ormai eguagliato la CCD nonostante il costo inferiore. Più che la tecnologia di elaborazione delle immagini, il principale elemento che contraddistingue la qualità video di una telecamera analogica è la risoluzione del sensore, misurata in linee orizzontali, e la sensibilità, misurata in lux. Fino ad una decina di anni fa, una telecamera di buon livello montava CCD da 480-540 linee con sensibilità di 0,5-1 lux mentre ora si possono trovare telecamere economiche con risoluzione da 600 o 800 linee e sensibilità di soli 0,1 lux. Anche il chip di elaborazione delle immagini, in gergo tecnico DSP, ha la sua importanza nel risultato finale. I DSP Sony Effio hanno un’ottima reputazione ma la concorrenza cinese è stata capace di sviluppare prodotti altrettanto validi e molto più economici. È bene quindi non fossilizzarsi sulle specifiche tecniche dei prodotti ma di testarne il funzionamento dal vivo con l’aiuto di un rivenditore specializzato, meglio se multimarca, che saprà fornire consigli e il supporto necessari. Dove e come posizionarle Il numero di telecamere in un impianto videosorveglianza va calcolato in base alle zone da monitorare, solitamente la porta principale d’ingresso dell’abitazione, le finestre e le portefinestre, il cancello pedonale e/o quello carrabile. Per ragioni di sicurezza, cioè per evitare che possano essere messe fuori uso da un ladro esperto senza essere ripreso, ciascuna zona dovrebbe essere ‘illuminata’ da due telecamere che si ‘guardano’ a vicenda, meglio se posizionate negli angoli interni di un balcone e quindi non ‘aggirabili’. Preferire inoltre i luoghi al riparo da pioggia e umidità, non solo per allungare la vita delle telecamere ma anche per evitare i disturbi


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