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06_2007 TV DIGITALI copertina

I fondi previsti Ultimo argomento da trattare, ma non ultimo per interesse, è la destinazione dei fondi già previsti per la transizione, circa sessanta milioni di euro. Una buona parte vanno alle emittenti per incrementare le trasmissioni digitali. L’anno scorso ben trentatré milioni sono andati alla RAI e ci saremmo aspettati che almeno via satellite l’intera programmazione venisse trasmessa in chiaro, evitando le codifiche saltuarie. Certamente i soldi stanziati servono per tutelare le fasce deboli della popolazione, non ci riferiamo solo a chi è debole per reddito ma anche a chi è debole per affrontare un cambio di tecnologia così radicale. Deboli sono quelli che abitano nei condomini e che saranno costretti a pagare gli aggiornamenti dei loro impianti. Deboli sono coloro che ancora non sanno cosa vuol dire trasformazione digitale. Deboli sono tutti quelli, e sono molti, che un giorno accenderanno il televisore e vedranno tutto nero, perché nessuno si è ricordato di loro. Al Comitato Nazionale Italia Digitale, di cui facciamo parte, queste cose le abbiamo dette ma non siamo sicuri che siano state recepite a dovere. Abbiamo proposto una sorta di Servizio Nazionale per il Digitale che si occupi di garantire assistenza ai cittadini in tutti i campi, facendo pagare chi può e assistendo gratuitamente chi non può. Il tutto dovrebbe funzionare con la collaborazione delle organizzazioni rappresentative degli installatori e dei consumatori, coordinate dal Ministero delle Comunicazioni. A dire la verità, qualcosa già si è mosso in questa direzione. Nelle aree all digital, interessate allo spegnimento in analogico di RAI 2 e Rete 4, si sono proposti prezzi calmierati per gli interventi tecnici, si è attivato un call center, è stato attivato un coordinamento con gli enti locali per assistere le fasce sociali deboli. Il tutto però, fino ad ora, è stato fatto con il senso della buona volontà, senza prevedere l’assistenza gratuita, senza un supporto legislativo e, cosa da non sottovalutare, senza fondi. Tutto ciò ha funzionato in Sardegna e Valle D’Aosta che sul loro territorio non hanno grossi centri metropolitani e palazzoni con centinaia di appartamenti, ma soprattutto nessuno ha sperimentato lo schermo nero, perché ancora tantissimi sono i canali trasmessi in analogico. Cosa accadrà però a marzo quando tutta la tv sarà digitale? Cosa Accadrà in Piemonte e in metropoli come Torino? Occorre spendere i soldi e spenderli bene, soprattutto per informare in modo capillare il maggior numero di cittadini, attraverso progetti informativi. Sono necessari installatori organizzati dal Comitato Italia Digitale che possono offrire assistenza sia ai singoli sia a chi vive nei palazzi, con tariffe chiare, predeterminate e gratuite (sovvenzionate dallo Stato) destinate a chi non possa sostenere spese. Il passaggio alla tv digitale non si inventa, necessita di un dibattito onesto e trasparente, completamente assente in passato. Dobbiamo dare certezze ai cittadini attraverso leggi idonee, insomma.. c’è ancora molto da fare. Il sito www.adiconsum.it comprende un’area dedicata alle tecnologie avanzate e riporta, in generale, informazioni importanti a tutela dei consumatori. L’Associazione realizza anche guide, pieghevoli, periodici, vademecum dedicate ad argomenti di attualità


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