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Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 2 - 2013 41 Il problema tipico di questi impianti riguarda le mezze stagioni, primavera o autunno, dove spesso occorrerebbe talvolta riscaldare o raffreddare, specialmente se l’immobile presenta locali esposti al sole o al freddo a nord, con ampie vetrate o meno, e qui incide molto la presenza di serramenti e di relative vetrate ad alto K termico di isolamento. È importante, quindi, il bilanciamento termico di quanto calore viene immesso attraverso le finestre nei locali e quanto calore o freddo, viene disperso dall’interno verso l’esterno. La scelta delle soluzioni progettuali può essere quella di impianti distinti, cioè un impianto di areazione ed un impianto di riscaldamento/condizionamento mediante ventilconvettori. Negli ambienti uffici spesso si notano, negli angoli delle stanze, sui soffitti o nei controsoffitti, griglie rettangolari o bocchette rotonde, in genere per la fuoriuscita dell’aria nell‘ambiente, perché non si può pompare più aria in un locale chiuso di quanta poi non ne possa uscire, creando così la corretta circolazione della stessa. Ovviamente l’aria primaria può essere immessa negli ambienti anche attraverso i ventilconvettori, che in genere sono dotati sui 4 loro lati di alette orientabili a mano o motorizzate. La posizione delle alette è determinante, nelle varie stagioni e rispetto al loro posizionamento. Il funzionamento Generalmente nei ventilconvettori due lati diametralmente opposti emettono aria calda o fredda a seconda della commutazione estate/inverno (impianto a due tubi ) o miscelata caldo/freddo (impianti a 4 tubi e valvola di miscelazione a tre vie) e l’aria qui emessa passa attraverso gli scambiatori di calore posti nel ventilconvettore, tipicamente dei piccoli radiatori a lamine, percorsi dal liquido caldo o freddo. Gli altri due lati, sempre diametralmente opposti, permettono eventualmente l’uscita dell’aria primaria, convogliata attraverso delle tubazioni che arrivano dal motore di ventilazione dell’aria primaria, al centro del ventilconvettore stesso. Questa soluzione, che consente un utilizzo integrato di riscaldamento/condizionamento e raffrescamento con l’aria primaria, può essere quella ottimale, anche perché l’utilizzo delle diverse velocità dei ventilconvettori, può aumentare e diminuire lo scambio e la ventilazione, a seconda della necessità. L’effetto di ‘spinta’ indotto da una velocità più elevata del ventilconvettore, non dovrebbe mai essere percepito come causa di un ‘vento’ sulla nostra testa, perché il dimensionamento dei ventilconvettori deve essere tale da avere una turbina interna che comunque muove l’aria necessaria, ma a bassa velocità, grazie comunque ad un giusto diametro della stessa. Più lenta è quindi la rotazione e più grande in termini di diametro è il rotore, meno fastidiosa è la presenza dei ventilconvettori sulla nostra testa e più silenzioso il movimento stesso, che oggi deve essere normalmente quasi impercettibile. Spesso i motori di spinta centrale dell’aria primaria, in prossimità delle griglie esterne di scambio, sono dotati di motore inverter, quindi modulabile, di scambiatore di calore/ recupero calore, tale da pretrattare l’aria immessa nel circuito. il problema non sta nel riscaldare, ma nello smaltire il calore interno proprio laddove non esiste un impianto in grado contemporaneamente anche di raffreddare (impianto a 4 tubi). In conclusione Quanto descritto in questo articolo è frutto di una consulenza post-installazione, laddove il cliente era già sul piede di guerra nei confronti dei diversi installatori e del progettista degli impianti realizzati. Chiarire i termini del problema, formare l’utente al significato di una corretta impostazione di tempi programmati per il riscaldamento e set point omogenei ha fatto comprendere bene che l’autonomia di impostazione nei singoli ambienti può essere fuorviante, ingenerare aspettative disattese e quindi insoddisfazioni. Un corretto studio dell’ambiente, con una serie precisa di misurazione e con la taratura corretta delle evidenziazioni delle temperature sui display dei termoregolatori non ha mutato di molto il reale comportamento dell’impianto di per sé, ma ne ha migliorato l’utilizzo mediante un metodo. Da qui, anche la rilevazione dei consumi ha permesso di confermare la bontà e l’efficienza termica globale di impianti/stabile. Si ringrazia per il contributo il dottor Alberto Berger di Berger technology srl Tel. 0471 544 444 www.bergertechnology.it


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