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Sistemi Integrati - Tv Digitale Volume 2 - 2009 7 fondamentale lanciare campagne di comunicazione nazionali, sarà doveroso da parte delle istituzioni individuare le forme di incentivazione più idonee per ogni realtà territoriale. Sarà necessario applicare il “modello Sardegna” su grande scala. La gestione dello spettro Parlare di spettro significa parlare di frequenze. Le frequenze sono sempre le stesse. Perché allora il passaggio al digitale porta tutti quei vantaggi a cui si accennava poco sopra? La risposta è semplice, ma non banale: è in grado di sfruttare meglio quella risorsa naturale che sono le frequenze, lo spettro elettromagnetico. E lo fa in diversi modi. Il primo modo è abbastanza immediato: fa stare più informazione nello stesso spazio di prima. La dimensione del canale televisivo non cambia; se era di 8 MHz (come in UHF), rimane di 8 MHz; se era di 7 MHz (VHF), idem. Però, mentre prima, in analogico, in un canale da 7/8 MHz veniva trasmesso un solo programma televisivo ora, in digitale, ce ne possono stare quattro o cinque (o anche di più, se sono programmi destinati a schermi piccoli come quelli dei cellulari). E come fa? In termini tecnici, diciamo che utilizza delle modulazioni di elevato livello; esse hanno bisogno di un segnale di ottima qualità, ma in compenso moltiplicano il numero di programmi per canale (è per questo che si dice che ad ogni canale televisivo è associato un multiplex, cioè un insieme di programmi). La seconda modalità per l’utilizzo più efficiente dello spettro ha invece a che fare con l’impiego della frequenza, del canale che trasporta il multiplex. Nel caso digitale, infatti, le cose vanno in modo completamente differente dall’analogico. Se un’emittente vuole coprire una certa area (tutta l’Italia, ad esempio, ma anche tutta una determinata regione), deve utilizzare più trasmettitori, che coprono porzioni diverse di quell’area totale. Nel caso analogico, però, tali trasmettitori non possono utilizzare la stessa frequenza, perché, nonostante trasportino lo stesso programma televisivo, interferirebbero tra di loro (figuriamoci se fossero di due emittenti diverse ...). Si deve perciò predisporre una rete MFN (Multi Frequency Network), nella quale due trasmettitori possono riutilizzare la stessa frequenza solo se si trovano a grande distanza fra di loro, in modo da evitare interferenze reciproche (Figura 1A). In una rete SFN (Single Frequency Network), invece, questa limitazione non esiste e trasmettitori con aree di copertura che si sovrappongono possono utilizzare la stessa frequenza (Figura 1B). Le conseguenze originate da questa caratteristica dei sistemi televisivi digitali sono evidenti in Figura 2A e 2B: mentre nel caso analogico (rete MFN) ogni Figura 2A. Rete MFN: tanti trasmettitori che coprono porzioni diverse con una diversa frequenza (colore = canale radio) Figura 2B. Rete SFN: gli stessi trasmettitori che coprono le stesse porzioni di territorio, ma ora utilizzano la stessa frequenza


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