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Conoscere Il 3D “visto” dal nostro cervello L a percezione del mondo tridimensionale avviene grazie ad una perfetta collaborazione tra occhi e cervello: dispositivi con i quali catturiamo le immagini i primi, potente strumento di elaborazione il secondo. È da un po’ di tempo, oramai, che il 3D ha strizzato l’occhio alla televisione, cercando di ritagliarsi uno spazio in quella che oggi viene considerata la TV del futuro. Nel cinema, dopo il clamoroso successo di Avatar, il colossal di James Cameron molte major hanno cominciato ad investire nel 3D, spostando il raggio d’azione verso un mercato di ampio respiro come quello televisivo. Ma come è possibile ricostruire il mondo tridimensionale attraverso uno schermo piatto? Qual è il meccanismo che ci fa percepire in tre dimensioni il mondo circostante? Analizzeremo di seguito come interagiscono gli occhi con il cervello, e come quest’ultimo elabora e organizza tutte le informazioni visive che gli vengono passate. La percezione del mondo tridimensionale Quando osserviamo il mondo reale, i nostri occhi, distanti l’uno dall’altro poco più di sei centimetri, percepiscono due immagini leggermente distinte, mandandole 20 Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 1 - 2010 contemporaneamente al cervello. La fusione, nel nostro cervello, di queste due immagini, ci dà il senso della profondità e la percezione della tridimensionalità del mondo in cui viviamo. In sostanza, è come avere due canali video distinti che inviano immagini ad un unico elaboratore che produce il prodotto finale che noi percepiamo. Le differenze tra le due immagini sono tanto maggiori quanto più vicini sono gli oggetti della scena che stiamo guardando. Queste differenze vengono automaticamente usate dal cervello per formare un’immagine 3D nello spazio. È, quindi, il cervello a decidere se un oggetto è vicino o lontano. Sembra strano a dirsi ma è come se il nostro vero organo della vista non sia l’occhio ma il cervello. Ed è talmente bravo ad elaborare i dati che riceve da riuscire addirittura a fare cose apparentemente impensabili come farci vedere immagini stabili nonostante i nostri occhi si muovano, piuttosto che correggere un’immagine completando delle parti mancanti, facendo ricorso a tutti i dati che via via nel tempo riesce a stipare al suo interno. Per il Blu-ray 3D scelto il codec MVC La Blu-ray Disc Association ha reso note le specifiche dello standard Blu-ray 3D alla fine dello scorso anno. La caratteristica principale è che garantisce la massima qualità possibile, pari alla risoluzione HD a 1080p 24 frame per secondo per occhio o 48 frame totali per secondo. Per raggiungere questo obiettivo è stato rilasciato lo scorso giugno il codec Multiview Video Coding (MVC), derivato ad uno sviluppo dell’H.264/MPEG4-AVC che codifica, in un unico flusso video, le sequenze di fotogrammi registrate simultaneamente dalle due telecamere. La presenza di una seconda traccia video, necessaria per riprodurre la stereoscopia, porta ad aumentare del 50% lo spazio occupato dal contenuto, perché la seconda traccia video contiene solo le informazioni sulle differenze delle due immagini destinate agli occhi destro e sinistro, e non il frame completo. Ovviamente tutti i lettori Blu-ray già venduti sul mercato sono in grado di riprodurre in 2D i Blu-ray disk stereoscopici che verranno resi disponibili sul mercato. Altro argomento importante riguarderà la qualità delle connessioni HDMI, che nel caso di Blu-ray 3D dovrà soddisfare le specifiche dell’HDMI 1.4.


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