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Tecnica Circuiti e pacchetti Il concetto di “circuito” nel mondo delle telecomunicazioni risale ai tempi delle prime centrali telefoniche analogiche: i telefoni dei due interlocutori erano fisicamente connessi tra loro da un percorso formato da una sequenza di cavi, “commutati” di centrale in centrale attraversando anche centinaia di chilometri. In modo molto simile, in un impianto A/V analogico realizzato tramite matrice lo schermo dell’utente è connesso a una delle fonti disponibili da una sequenza di cavi “commutati”, appunto, dalla matrice stessa. L’analogia tra una vecchia centrale telefonica e una matrice A/V si può spingere oltre, ricordando che le centrali erano dimensionate per poter gestire un traffico telefonico ben inferiore al massimo teorico. In sostanza, il numero massimo di chiamate contemporanee possibili era inferiore alla metà del numero di utenti nella rete. Allo stesso modo, in un impianto A/V con un numero di postazioni video maggiore di quello delle sorgenti non tutti gli utenti possono scegliere cosa guardare, né controllare autonomamente la riproduzione. 126 Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 1 - 2010 L’uso della matrice, inoltre, limita il numero massimo di postazioni e fonti A/V a un valore deciso al momento della progettazione, e vincola la posizione delle postazioni in base ai punti dove sono stesi i cavi. Un’operazione semplice come l’aggiunta di una postazione non prevista comporta quindi la stesura di un nuovo cavo e, nel caso peggiore, la sostituzione della matrice con una di dimensioni maggiori. L’approccio “a pacchetto”, per contro, cambia radicalmente il modo in cui l’informazione viene trasmessa da un dispositivo a un altro: il segnale, necessariamente in formato digitale, viene frammentato in piccole unità trasmissive (pacchetti), anziché costituire un “flusso continuo” come nel caso della comunicazione a circuito. Le unità trasmissive, opportunamente contrassegnate, possono essere inviate da un apparato a un altro attraversando una rete più o meno complessa di dispositivi intermedi (switch, router). In pratica, ognuno di questi dispositivi si comporta come una piccola “matrice” che commuta (o instrada, per correttezza) le singole unità informative. Il principio appena descritto vale, a grandi linee, per qualsiasi sistema di comunicazione odierno, dalle reti di telecomunicazioni a livello geografico, alle reti locali di qualsiasi ufficio, agli impianti integrati di nuova generazione. Nel caso delle reti locali e degli impianti integrati, la rete è costituita dai cavi cat. 5e/6 e da switch Ethernet. Impianti A/V integrati su rete IP Realizzare un impianto A/V con distribuzione a pacchetto si traduce sostanzialmente nel predisporre un cablaggio cat. 5e/6 capillare, che preveda almeno una presa di rete per ambiente, e nell’installare apparati in grado di distribuire i contenuti audio e video su rete IP. I principali vantaggi si possono così riassumere: – riduzione del costo dell’infrastruttura (a parità di costo dei cavi, uno switch Ethernet costa meno di una matrice A/V); – possibilità di usare lo stesso cablaggio per trasportare segnali di controllo e altri servizi non A/V come telefonia, sorveglianza, domotica (ovviamente purché siano anch’essi gestiti su IP); – in conseguenza del punto precedente, la presa di rete presente in ciascun ambiente è universale, nel senso che essa può essere usata per collegare indifferentemente un riproduttore video o audio, un telefono, un Immagine caratterizzata da dettagli in alta frequenza (le rocce calcaree delle Apuane) e da sfondo uniforme (il cielo) Immagine a confronto con una degradazione analogica simulata: disturbo uniforme e senza pattern geometrici Immagine a confronto con una degradazione digitale simulata: disturbo concentrato sullo sfondo e sui dettagli, con il classico pattern a “quadretti”


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