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Dalla grandezza fisica al segnale analogico e digitale Sistemi Integrati - Audio/Video Volume 1 - 2010 125 Sulle differenze qualitative dei due formati di segnale si potrebbe discutere all’infinito, e c’è in effetti chi lo trova un formidabile passatempo, ma ai fini del presente articolo basterà ricordare che: – il segnale digitale è duplicabile in modo esatto un numero illimitato di volte senza alcuna perdita: è quindi possibile crearne un qualsiasi numero di copie per replicarlo sia nel tempo (archiviarlo) che nello spazio (renderlo disponibile a più utenti nello stesso momento); – la degradazione del segnale analogico al diminuire del rapporto segnale/rumore è graduale e ben tollerata dal sistema percettivo umano. La degradazione di quello digitale è brusca: al di sotto della soglia di rilevamento il segnale è nullo, al di sopra è perfetto, senza condizioni intermedie. Basti pensare a come il disturbo del segnale di antenna impatta sull’immagine nella televisione analogica e in quella digitale; – il segnale analogico è per sua stessa natura continuo, e ha per definizione un numero di livelli infinito all’interno della propria dinamica. Il segnale digitale è discreto, e rappresenta sempre un’approssimazione del segnale analogico originario tanto più accurata quanto più è fitto il campionamento e preciso il formato di rappresentazione di ciascun campione (parametri comunemente espressi, rispettivamente, in kHz e numero di bit); – il segnale analogico può essere “ridotto” di dimensioni agendo nel dominio della frequenza, mediante opportuno filtraggio. In conseguenza di quanto detto fino a ora, l’operazione, essendo una forma di copia in senso lato, tende a introdurre una pur minima degradazione che si paga con un compromesso economico/qualitativo (ridurre la degradazione comporta un aumento dei costi); – il segnale digitale può essere manipolato, agendo sulla sua rappresentazione numerica, in moltissimi modi diversi. In particolare, la riduzione dello spazio (in termini di banda e memoria) occupato dal segnale, chiamato compressione, ha raggiunto oggi livelli eccezionali combinando tecniche lossy (che comportano riduzione qualitativa del segnale controllabile in modo parametrico) e lossless (ottimizzazione numerica che non comporta alcuna degradazione). Inoltre l’operazione, effettuata in software da processori sempre più potenti, risulta essere estremamente economica e priva di degradazioni qualitative non controllabili. Principali parametri qualitativi di un segnale digitale Pur senza approfondire ulteriormente i dettagli, possiamo affermare che il bilancio è abbastanza netto: l’elettronica di consumo nel settore A/V è ormai definitivamente migrata ai formati digitali, con l’eccezione di qualche roccaforte rappresentata da audiofili hardcore che per il momento hanno resistito anche ai nuovi formati ad alta definizione. Dal punto di vista dell’installatore, l’uso di apparati basati su formati digitali, di per sé, non comporta particolari rivoluzioni architetturali – cambiano solo i cavi impiegati e le inevitabili procedure di troubleshooting. Ma una volta effettuato il passaggio al mondo dei bit, rimosso il confine tra l’A/V tradizionale e l’informatica, l’ingresso in campo di modifiche veramente dirompenti diventa possibile e, anzi, inarrestabile.


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