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Telecom Security www.telecomsecurity.it CONNETTORI A PRESSIONE Intermodulazione passiva il CaP è superiore Gli installatori conoscono bene il significato dei parametri come perdita di ritorno, perdita di inserzione ed efficienza L’intermodulazione più conosciuta dagli installatori è quella generata dai dispositivi attivi, come gli amplificatori. Poco conosciuta, perché non viene mai indicata, è l’intermodulazione passiva che coinvolge soprattutto le connessioni di un impianto. L’intermodulazione passiva viene generata quando un segnale, durante il suo percorso, passa attraverso due metalli differenti: in pratica si possono creare frequenze spurie che contribuiscono al degrado del segnale. E’ perciò un fenomeno che non riguarda il transito dei segnali nei circuiti elettronici. Quante sono le connessioni di un impianto Prendiamo come esempio un impianto centralizzato di un palazzo di cinque piani: quante connessioni incontra il segnale dall’antenna alla presa di un appartamento al terzo piano? Si contano circa 20 connessioni in media. Se valutiamo la perdita di inserzione pari a 0,2 dB (la migliore che si possa ottenere per una connessione) per 20 connessioni riportiamo 140 Sistemi Integrati - Tv Digitale Volume 1 - 2008 di schermatura. Un parametro poco noto, invece, è l’intermodulazione passiva, da tenere sott’occhio per la scelta dei connettori da intestare sul cavo coassiale. un’attenuazione totale di 4 dB. Se, invece, stimiamo una perdita di 0,5 dB per ogni connessione (valore più vicino alla realtà quotidiana) l’attenuazione sale a 10 dB, un valore troppo importante per essere trascurato. Intermodulazione passiva Entriamo ora più nel dettaglio considerando una connessione standard realizzata con un connettore F di tipo metallico; ve ne sono in commercio di tre tipologie: a vite, a crimpare, oppure a compressione. I costi, ovviamente, sono differenti da connettore a connettore e dipendono dalla qualità e dalla zona di provenienza. Ma una cosa accomuna tutti i connettori metallici: sono formati da due parti distinte, quella posteriore che intesta il cavo coassiale e quella anteriore che lo collega all’elemento utilizzatore (decoder, centralina, amplificatore, ecc.). Queste parti vengono realizzate con almeno due pezzi separati perché, per avvitarsi alla presa F femmina, una deve ruotare rispetto all’altra. I connettori di buona qualità sono dotati di due o-ring, uno esterno e uno interno. La connessione, come potete vedere dalla prima figura della pagina a fianco, avviene in questo modo: il conduttore centrale viene inserito all’interno del connettore F femmina, attraverso una connessione diretta. E’ ciò che succede sia ai connettori F di tipo I Kit CaP, disponibili nei vari formati, contengono un assortimento di connettori a pressione CaP, in 8 colori diversi, con tutti gli attrezzi necessari (SPC, PiCap e Pu-PuCaP), per qualsiasi diametro di cavo coassiale. Completano il Kit altri tipi di connettori come i BNC (da utilizzarsi con i CaP) e le fascette tipo fisher. I connettori CaP vantano una temperatura di esercizio da -40 a +120°C e un allungamento alla rottura pari a 650%


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