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Termini e definizioni dei parametri anticaduta Distanza di intervento (DI) Distanza necessaria all’assorbitore di energia del DPI (dispositivo di protezione individuale) per frenare la caduta. Freccia (F) di una linea di vita Allungamento della fune in caso di caduta, misurato sulla proiezione verticale. Distanza di arresto (D) Definita dalla EN 363 come “distanza verticale in metri, misurata sul punto mobile di supporto del carico del sottosistema di collegamento dalla posizione iniziale (inizio della caduta) alla posizione finale (equilibrio dopo l’arresto), escludendo gli spostamenti dell’imbracatura per il corpo e del relativo elemento di fissaggio”. La distanza di arresto è data dalla somma dei contributi di: Distanza di Intervento, altezza dell’operatore, spazio per far entrare in funzione l’assorbitore del DPI (es.: nel caso dello Stopfor ML, la lunghezza del cordino pari a 90 cm). Nel caso si sia ancorati a linee flessibili (linee di vita EN 795 C), occorre anche sommare il contributo della Freccia. Nota: Per una corretta progettazione, su una copertura, si dovrà verificare che la distanza di arresto D, maggiorata di 1 m di spazio libero di sicurezza, sia sempre inferiore alla distanza tra linea di gronda (linea di caduta libera) e l’ostacolo più vicino: es. suolo, terrazzo, balcone, mensola. Sistemi Integrati - Tv Digitale Volume 1 - 2011 27 lavoro idoneo e consentono all’installatore di lavorare con attrezzature idonee alla salvaguardia della propria salute. Tutti i tetti dovrebbero essere attrezzati con dispositivi simili: non se ne avvantaggia solo chi ci dovrà lavorare sopra ma anche tutti i condomini, i quali potranno gestire le varie manutenzioni con minori costi oltre che offrire ai propri fornitori un ambiente di lavoro di reale sicurezza. È necessario pensare ancora di più al futuro per dotare gli edifici, sin da quando vengono progettati, di queste strutture: l’edificio stesso acquisirà maggior valore quando la cultura della sicurezza si svilupperà a dovere fra le categorie di lavoratori. Installare una linea di vita terminata la costruzione dell’edificio ha un costo sicuramente maggiore che non prevederla durante la progettazione e realizzarla a cantiere ancora aperto. Linee di Vita, criteri di scelta Si tratta di dispositivi di ancoraggio flessibili o rigidi orizzontali, costituiti generalmente da funi metalliche (esecuzione fissa), tessili (esecuzione temporanea) oppure binari metallici (esecuzione fissa rigida), che permettono all’operatore di muoversi orizzontalmente lungo percorsi continui. Questi dispositivi fanno riferimento alla norma EN795 in generale e, nello specifico, possono rientrare nella classe B relativa ai dispositivi temporanei, nella classe C relativa ai dispositivi fissi o nella classe D relativa alle linee di ancoraggio rigide. Per quanto riguarda i dispositivi temporanei, è sufficiente seguire il manuale d’uso per una corretta installazione. Parlando invece di dispositivi di classe C e D, è necessario invece realizzare un progetto ed una relazione di corretta installazione in conformità alle norme in vigore. Le possibili realizzazioni Di seguito daremo una serie di spunti utili al progettista per individuare la combinazione che meglio risponde alle esigenze della propria copertura. I criteri fondamentali di scelta dovrebbero essere: 1) Rispondenza dei sistemi alle prescrizioni, ossia scelta di sistemi certificati nei quali siano chiaramente identificati tutti i parametri tecnici (resistenza richiesta per il fissaggio, frecce massime in caso di linee di vita, marcatura dei componenti); 2) Frequenza di utilizzo e lunghezza del colmo: se la frequenza di utilizzo è elevata bisogna privilegiare le linee di vita, altrimenti conviene utilizzare i punti di ancoraggio: generalmente sono più economici; 3) Verifica della distanza di arresto D: controllare con semplici calcoli, consultando le tabelle delle distanze d’intervento dei dissipatori di energia e sommando tutti i componenti che concorrono a definire la Distanza di arresto, che in caso di caduta rimanga comunque 1m di spazio libero tra i piedi dell’operatore ed il primo ostacolo; 4) Accesso ad ogni parte della copertura ed effetto pendolo: bisogna verificare che il sistema permetta l’accesso ad ogni parte della copertura senza generare delle situazioni al di fuori delle norme tecniche (es: angoli che si discostino più di 20° dalla verticale di un punto di ancoraggio) o effetti pendolo che devono essere sempre ridotti al minimo e comunque presi in considerazione nell’ analisi dei rischi. Per la corretta valutazione del sistema anticaduta è possibile utilizzare un sistema con linea di vita su tetti che abbiano un’altezza di


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